INTRODUZIONE, IL SOGNO E IL PIANTO.
il sogno e il pianto 
il sogno e il pianto 
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il sogno e il pianto 
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il sogno e il pianto 
il sogno e il pianto 
il sogno e il pianto 
il sogno e il pianto 

Questo libro nasce da un sogno.
Non un desiderio, un anelito, una speranza.
Proprio un sogno, realmente vissuto, che non ho voluto raccontare nel mio esordio letterario perché avrebbe potuto far nascere un pregiudizio tale da condizionarne la lettura.

Ho tuttavia ripensato quella scelta, perché la verità non deve mai essere sottaciuta per il timore di essere fraintesa nel giudizio altrui.

E la verità è che questo libro, così come il precedente e tutti i pensieri che hanno affollato la mia mente negli ultimi decenni, nascono da un sogno. Di quelli che ti cambiano la vita per sempre, perché così veri, vividi, intensi, da rimanere impressi come il dolore di una puntura di un’ape quando sei bambino. E così inspiegabili da spingerti a indagare giorno e notte per afferrarne e decifrarne il significato.
Ero un ragazzino di 16 anni, che qualche mese prima aveva visto suo padre dipartirsene da questa terra a causa di un infarto. Una notte, nella mia cameretta, mi svegliai all’improvviso con il cuore palpitante, ricolmo di un fiume di emozioni che, di lì a poco, finì per trascinare con sé anche la mia adolescenza. Perché al risveglio capii subito che era accaduto qualcosa di straordinario, che non ero più solo, che qualcuno aveva deciso di manifestarsi per dare un senso e una direzione alla mia vita.

Quel qualcuno era Gesù. Malgrado egli non fosse visivamente presente, compresi subito che era successo qualcosa di eccezionale, perché in quel sogno, in un contesto a me allora del tutto estraneo, pronunciai delle parole che io stesso non riuscii a comprendere, al punto che al risveglio le annotai nel mio diario.
Il sogno si aprì con una scena maestosa: piazza San Pietro, a Roma, gremita di fedeli, con al centro della piazza, rivolti verso la Basilica, i capi di Stato e di governo di tutti i paesi del mondo, che si tenevano per mano come fanciulli disegnando un allegro semicerchio.

Ricordo ancora come una fotografia lo scintillio dei colori delle bandiere, degli stemmi e degli abiti dei potenti della terra di tutte le etnie, lingue e religioni. Una scena incredibile, davvero da film. L’angolo della mia visuale era dall’alto verso il basso, perché ero affacciato niente di meno che alla finestra del Palazzo Apostolico ove il pontefice recita la preghiera dell’Angelus. E accanto a me, in piedi, c’era san Giovanni Paolo II, mentre io ero lì che mi domandavo cosa ci stessi a fare accanto al papa in quell’occasione.

Ad un certo momento accade che Giovanni Paolo II, dinanzi a quello spettacolare uditorio, afferra il microfono annunciando semplicemente il mio intervento, con poche parole del tipo: ascoltate questo ragazzino, perché ha qualcosa di importante da annunciarvi.
E la cosa singolare che affiora ancora tra i miei ricordi è che io in quel momento non avessi la più pallida idea di cosa avrei detto. Eppure un moto mi spinse senza esitazioni verso il microfono, il papa mi abbracciò affettuosamente e con lui accanto cominciai a parlare.

Quel che ho custodito nella memoria di quel discorso è che era un appello accorato alla conversione: fermatevi e convertitevi a Gesù Cristo, affermai rivolgendomi ai potenti della terra, perché l’umanità è giunta a un bivio cruciale. Ricordo perfettamente che per spiegarmi usai una metafora, paragonando il mondo ad un treno lanciato alla massima velocità contro un muro di acciaio.
Se non vi fermate, affermai, il mondo salterà in aria.

Le calotte polari si scioglieranno, gli oceani s’innalzeranno e il calore divorerà gran parte del pianeta; guerre, carestie e pestilenze ne seguiranno decimando l’umanità.
Questo è ciò che ricordo del senso di quel discorso. Era una sorta di monito e richiamo alla conversione d’ispirazione ecologista, fatto da un adolescente che alla fine degli anni ’80 non aveva la più vaga idea di cosa potesse essere la crisi ambientale che si sarebbe manifestata in modo devastante nei decenni successivi.

Non avevo compreso bene cosa avevo detto, ma ero certo di averlo detto, ricordando ogni cosa, ogni dettaglio di quella magnifica scena affacciato assieme al pontefice alla finestra del suo studio.
Quel sogno mi ha cambiato la vita.
Fu allora infatti che cominciai a indagare cosa potesse significare quella visione e lo feci iniziando ogni sera ad aprire, a caso, la Bibbia, per leggerne alcuni versetti: quasi un rituale propiziatorio, in cerca di qualcosa che potesse dare un senso a quella enigmatica esperienza.

E fu così che al sogno seguì ben presto l’altro evento che diede inizio alla mia vera vita: un pianto.

CHI SI VERGOGNERA' DI ME E DELLE MIE PAROLE
DI LUI SI VERGOGNERA' IL FIGLIO DELL'UOMO
QUANDO VERRA' NELLA GLORIA SUA
E DEL PADRE E DEGLI ANGELI SANTI
.

LUCA 9,26
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